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Dinotopia

30/10/2010

Origine di Dinotopia, come dipingere immagini realistiche di un mondo che non esiste, dietro le quinte del suo studio di New York: ecco alcuni dei temi affrontati da James Gurney, artista Guest of Honor di Lucca Games 2010, nel corso dell’incontro di presentazione del suo romanzo illustrato Dinotopia. L’autore è poco noto in Italia, visto che si attende ancora la pubblicazione di uno dei suoi libri nel nostro paese, ma la speranza degli organizzatori dell’incontro è che questa presentazione possa essere un modo per promuovere l’arrivo dell’opera nelle librerie nostrane.

Gurney nel corso della sua vita si è interessato anche di scienza e archeologia, e spesso svolge il suo lavoro “sul campo” – non sorprende quindi che sia accolto nella sala conferenze dal tema di Indiana Jones. Alla sala gremita di scolaresche l’illustratore offre una splendida presentazione che ripercorre il suo metodo di lavoro e il processo creativo dietro il mondo di Dinotopia, a cominciare dal nome, crasi di “Dinosaur” e “Utopia”. Curiosamente, l’edizione cinese del libro è intitolata “Felice Regno di Sogno delle Terribili Lucertole”, molto descrittivo ma altrettanto poco evocativo.

Fin da piccolo Gurney è stato appassionato di scienza, archeologia, arte e, ovviamente, dinosauri – nutrendo la sua fantasia con i classici della letteratura di avventura e esplorazione (da Stevenson a Verne) e con gli articoli del National Geographic. Dai sogni di scoperte di fossili e civiltà perdute nel cortile di casa è passato al desiderio di rappresentare questi mondi perduti, o addirittura mai esistiti. Cresciuto in una famiglia che non era particolarmente predisposta per le arti visive, ha dovuto imparare tutto dai libri.

Nel campo dell’illustrazione scientifica si è spesso trovato a dover rappresentare delle creature che non esistono, ma in maniera del tutto realistica, come ad esempio un roditore ormai estinto di cui si possiede solo il fossile del gigantesco cranio: praticamene un incrocio tra un porcellino d’india e un ippopotamo.

La collaborazione con gli scienziati che studiano i fossili gli ha offerto spesso l’opportunità di illustrare con dei dipinti le varie scoperte scientifiche, come ad esempio il colore del piumaggio dei dinosauri più piccoli desunti dai fossili recentemente ritrovati in Cina. Il portare alla vita, tramite la sua arte, delle creature realmente esistite ma non più visibili ha portato Gurney a concepire un mondo in cui esseri umani e dinosauri convivono pacificamente.

Per visualizzare questa utopia è partito da una storia – la scoperta da parte di un esploratore dell’isola che fa da ambientazione – e l’ha affrontata come una ricerca. Dopo gli storyboard iniziali (come quelli utilizzati per la definizione della storia in un film di animazione) il suo lavoro l’ha portato agli studi sull’anatomia dei dinosauri e delle grandi creature esistenti oggigiorno, sui modi di adattare gli edifici cittadini a creature molto grandi (come ad esempio i villaggi africani “attrezzati” per degli elefanti), sui metodi utilizzati dagli esploratori dell’800 per annotare le loro scoperte prima dell’invenzione della fotografia.

Nonostante ammiri chi riesce a disegnare partendo dal nulla, Gurney è molto metodico nella ricostruzione dei suoi mondi, che devono mantenere il più alto grado di realismo. Tutte le persone rappresentate nei suo dipinti hanno un modello nella vita reale (spesso amici e conoscenti); per le creature e le ambientazioni si serve spesso di maquette e modelli in polistirolo o argilla per verificare prospettive, luci e ombre; per i veicoli invece si dedica al disassemblaggio e al montaggio “non ortodosso” della componentistica di modellini di plastica di altri veicoli. Ad esempio per la creazione di Waterfall City, una delle città del mondo di Dinotopia, si è ispirato alle Cascate del Niagara e all’architettura e urbanistica delle città medievali italiane.

L’ispirazione e le idee vengono spesso dal mondo reale. Gurney gira sempre con uno sketchbook in cui appunta tutto quello che lo colpisce, come i movimenti del direttore di un’orchestra o un anziano seduto accanto a lui in aeroporto, e spesso semplicemente aggiungendo degli elementi fantastici ad una scena comune ottiene immagini estremamente evocative. Anche il confronto con gli altri porta a nuove idee: l’autore porta come esempio la storia di come uno dei suoi amici e modelli, che nella vita progetta e costruisce pompe antincendio, gli abbia chiesto come la popolazione di Dinotopia combatta gli incendi. Gurney si dedica alla creazione di uno schizzo di un carro pompieri con un dinosauro come gru e un macchinario complicato per pompare l’acqua, e incassando l’ammirazione per la fantasia viene stroncato dall’amico dal punto di vista funzionale: non aveva protetto il dinosauro dal fuoco, i pompieri non avevano modo di raggiungere il luogo dell’incendio, e soprattutto la pompa antincendio era troppo complicata. Dallo schizzo del suo amico su “come dovrebbe essere” una pompa antincendio nella terra dei dinosauri Gurney ha realizzato un’illustrazione estremamente efficace. La concept art quindi, pure essendo estremamente affascinante dal punto di vista della fantasia, deve assolutamente fare i conti con la praticità dell’idea da un punto di vista funzionale.

Il lavoro dell’artista è quindi quello di guardare gli oggetti del mondo reale in maniera completamente nuova.

Fabio Polidori – Gioconomicon